Considerazioni contingenti sul libero arbitrio
Oggi diro' la mia su di un dibattito vecchio come il mondo: il libero arbitrio.
Esiste? Non esiste? Alcuni l'hanno altri no?
Innanzitutto puntualizziamo che per libero arbitrio si intedera' la facolta di decidere liberamente i casi della propria esistenza, senza che di fatto una qualsivoglia scelta risulti "gia' fatta" prima del proprio tempo.
Le persone spesse volte sono convinte di avere sempre una scelta, dicono "si", il libero arbitrio io l'ho, ma cosi non e'.
Quando noi andiamo ad effettuare una scelta con la nostra testa ci basiamo su una serie di parametri, questi in linea generale possono essere divisi in due categorie: i modelli e le passioni.
I modelli precostituiti (sociali e non), che fondamentalmente altri non sono che l'istanza di cio' che la nostra educazione e la societa' ha in noi. Spesso volte non siano coscienti di effettuare scelte secondo questi modelli perche' degli stessi siamo in un certo senso vittime, "vi viviamo dentro". SuperIo e SuperEgo della societa'. Difficili da mutare. Anche se si e' in grado di riconoscere i carattere spesse volte speculativo di tali modelli, di fatto non siamo quasi mai in grado di eluderli e questo perche' il cosi fare provoca in noi dei sensi di colpa e una sorta di consapevolezza (falsa o vera non importa) di aver preso la strada sbagliata. E' ovvio: siamo andati contro tutto e tutti.
Possiamo allenare noi stessi a guardarci "un po' piu' da fuori" ma non possiamo sottrarci a questo schema, se non altro perche' le modalita' di tale sottrarsi andrebbero ad istanziare nuovi schemi e nuovi modelli dei quali essere schiavi.
La cosa migliore che possiamo fare e' guardarci vivere.
Le passioni costrituiscono il secondo, ma non meno importante, fattore sulla quale viene effettuata una qualsiasi scelta. Molto spesso per passioni intendiamo "passioni tra le persone" ed in effetti molto spesso e' cosi. Ma comunque e' bene non dimenticare anche altre passioni che muovono l'uomo, quali sono il desiderio di potere e di autoaccrescimento.
Della passioni non siamo quasi mai coscienti se non di quelle piu' evidenti e dolorosamente tangibili nelle nostre micropaotologie del quotidiano. Sono filtrate dalla razionalita', dal superIo, dal superEgo della societa', ma di fatto, nonostante risiedano cosi in profondita' sono determinanti di fronte ad una scelta. Che lo si voglia o no. Frequentemente quando noi abbiamo l'impressione di negarci razionalmente una passione altri non stiamo facendo che soffocandola a favore di un altra, ma per legittimare ai nostri occhio questo omicidio abbiamo bisogno di sentire che la nostra parte razionale ci da ragione. Chissa', forse questo non e' il protocollo assoluto ma solo un residuo illuministico della nostra post-illuministica societa'.
Le cose si complicano non poso se poi notiamo il carattere del tutto transitorio e dei modelli e delle passioni. I nostri modelli mentali sono quasi esclusivamente legati all'epoca storica in cui viviamo, nonostante siano legati alla nostra buona coscienza non costituiscono un criterio di verita' (Nietzsche docet) a causa del loro evidente carattere transitorio. Sono frutto di fattori ambientali del tutto contingenti.
Le passioni, essendo legate imprescindibilmente alla natura umana, non hanno il carattere transitorio dei modelli ma sono comunque egualmente mutevoli. Frutto di umori e sensazioni che il mondo ci fa arrivare e per questo in continua mutazione: le passioni di per loro natura non possono costituire un qualcosa di assoluto con il quale prendere una scelta.
Quindi il libero arbitrio non l'abbiamo. Quantomeno per le cose che contano. Possiamo decidere le briciole e siamo bravi ad accontentarci.
Ma se non siamo essere liberi cosa siamo?!
Dopotutto se non abbiamo la liberta' di fatto non esistiamo se non come riflesso di un esser altro?!
Noi siamo volonta'.
Volonta' di vivere. Volonta' di credere. Volonta di continuare.
Quanto siamo disposti a tenere duro sulle nostre convinzioni?
Quanto siamo disposti ad essere coerenti con noi stessi?
Quanto siamo disposti a soffrire per non crollarci?
Queste sono le domande non dette e non pensate che regolano spesso il nostro modus vivendi.
Questo noi siamo: volonta' di soffrire ancora. E di qui uno dei caratter efondamentali della filosofia Kirkegaardiana: angoscia del vivere. Tutto e' un aut aut e non abbiamo mai abbastanza elementi per sapere quale scelta e corretta.
Questo e' un estratto del mio pensiero contingente postmoderno.
Non ci resta che cogliere il carattere ironico e beffardo della nostra esistenza e guardarci vivere come barche alla deriva.
E goderci la vita come viene, giorno per giorno.
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