Wednesday, January 23, 2008

Cuore di donna

Un gelo metallico premeva contro la molle tempia.
La sua mente era pervasa ora come mai prima da un caos sopraffino, insopportabile, ingiustificato, e ingiustificabile, un caos che mescolava emozioni ed avvenimenti, sogni a parole, cercando inutilmente di darvi un ordine o di attribuirvi arbitrari perche'.
Questa era l'autentica storia di come tutto era andato male. Un casino.
Lei non voleva pensarci, ma la sua testa andava ormai per conto proprio. Troppo difficile dimenticare un amore cosi assurdo e irripetibile, troppo doloroso ignorare odori e sensazioni che ella sapeva per certo di aver vissuto e che ora apparivano come un beffardo malinconico amardord in bianco e nero con tanto di titoli di coda a seguire.
Il suo dito tentennava ma in cuor suo aveva gia' deciso.
Non avrebbe potuto andare avanti, la sua vita d'ora in poi sarebbe stato solo un triste cantico volto ad una proiezione onirica mai vera, una sofferenza inaccettabile.
"L'amore non ha senso" disse tra se e se con un filo di voce, mentre una pesante lacrima scorreva il suo viso lentamente, una minuscola carezza umida.
Fin da bimba aveva sempre avvertito questa sua incolmabile debolezza interna, una sensibilita' inadeguata e anacronistica in un tempo dove gli affetti nascevano e si consumavano a velocita' supersonica. Una sensibilita' da proteggere, lo aveva sempre saputo. E ora aveva sbagliato.
Ah, cuore di donna, amabile perche' fragile ma insopportabile perche fragile.
Rifletteva sulla stupida necessita' di dover forzatamente inseguire un iconografia della felicita' che qualcuno aveva stabilito per lei.
Se, quando l'amore corrisposto pervadente le sue membra intonava un disperato pragmaticismo metafisico a tutela della propria legittimita', ora era invece innegabile in lei il bisogno di un caposaldo, di un assoluto per quanto immaginario, qualcosa...un dio qualsiasi..
Ma non si poteva piu', sapeva bene di essersi spinta troppo oltre, sapeva bene che l'unica cura al nichilismo altri non era che beata ignoranza, e lei ignorante non lo era gia' da molto tempo.
Si sentiva colpevole della sua disfatta ed invocava una punizione esemplare per il proprio ego.
Il target erano l'Io ed il superIo! Con l'Es poteva vivere benissimo senza struggersi in questioni dolorosamente umane. Sempre che Freud avesse ragione.
In ogni caso un proiettile era l'unica terapia che in questo momento era disposta a concedersi.
Aveva gia' pensato troppo. Era tempo.
Non c'era piu' tempo o ce ne sarebbbe stato di qui all' eternita'. Ora lo avrebbe scoperto.
E non ando' oltre: premette il grilletto.
Ed il suo cuore ferito che ella custodiva fiera si chiuse in un sogno innavato destinato a non terminare piu'...