Thursday, July 24, 2008

"La noia" e "La nausea"

Due libri che parlano della stessa cosa in modi molto differenti.
Entrambi puntano il loro mirino tematico sulla corrente filosofica principe dell'epoca (e anche di oggi?!), ovvero l'esistenzialismo.
Quell'esistenzialismo figlio di una perdita di fiducia in tutti i valori e che tenta, senza riuscirvi di andare oltre il disperato nichilismo che ne deriva. A questo profondo e controverso sentimento viene dato il nome di "noia" da Moravia e di "nausea" da Sartre.
Ma mentre Moravia usa la sua noia come sfondo e meccanismo di innesco per dipingere abilmente un ottimo romanzo, con una trama fatta di eventi e di persone, di accadimenti e anche di riflessioni, Sartre punta piu' ad un opera di pura introspezione i cui pochi personaggi altri non sono che dei burattini esibenti sistemi filosofici piu' o meno personali. Sarebbe ingiusto dire che Moravia non faccia qualcosa del genere, basti solamente prendere ad esempio il personaggio di Cecilia, ma Sartre estremizza decisamente questo passaggio facendo passare in secondo piano il personaggio e portando in primo le sue idee.
Non a caso buona parte della narrazione de "La nausea" narra di accadimenti all'interno della testa del protagonista.
Sono due libri diversi. "La noia" e' un bel romanzo, non richiede sforzi per essere letto e non richiede doti o nozioni filosofiche particolari, nonostante abbia da dire qualcosa anche a livello filosofico. "La nausea" invece e' un libro ostico da leggere, volutamente antinarrativo, a tratti sembra voler realizzare il suo scopo nel frustrare l'incauto lettore, ma cosi non e', e se si ha la tenacia di leggere ed entrare visceralmente nel flusso dei pensieri del protagonista dopo pagina cento si puo' assistere ad un autentica rivoluzione mentale all'interno della sua testa che fa toccare con mano l'esistenzialismo nudo e crudo attraverso alcuni passaggi capolavoro.
In sintesi, potremmo dire che Moravia e' un ottimo scrittore e ha scritto un ottimo romanzo, mentre Sartre e' un ottimo filosofo e ha scritto un ottimo romanzo filosofico.
Opere simili ma diverse, rappresentano entrambe tappe fondamentali per chiunque si approcci alla letteratura del 900'.

Romeo e Giulietta (Verona, Teatro Romano, 23-07-08)

"Romeo e Giulietta", con la regia di Ferdinando Bruni, la cui prima e' andata in scena la sera del 23 luglio al teatro romano di Verona era forse tra gli eventi piu' attesi del festival Shakesperiano Veronese.
Una scenografia curata ma essenziale e' la prima cosa che si nota lanciando l'occhio sul palco e da gia' ad intendere il taglio che Bruni ha voluto dare all'opera, ovvero una rappresentazione molto fedele al testo originale, senza divagazioni o stravaganze, fatta di puro teatro, quello vero', fatto di parole e mimica facciale, nessuno show nello show.
La partenza e' un po' in sordina, non convincono soprattutto l'acustica, a tratti troppo flebile, e l'illuminazione della scena. Vi e' un chiaro intento di dare l'impressione dello scorrere del ore del giorno attraverso la luce, cio' non toglie pero' che a trati il palco rimanga avvolto da una fastidiosa semioscurita' all'interno della quale gli attori recitano nell'ombra.
Poi pero' lo spettacolo sembra ingranare e salgono in cattedra gli attori, tra i quali a mio avviso notiamo le prove egregie di Giancarlo Previati, credibile nei panni del padre di Giulietta, Federica Castellini, incarnante una romantica ma attuale Giulietta e Edoardo Ribatto che, nei panni di Mercuzio, personaggio pensato per portare pepe sulla scena, appare sempre naturale e mai forzato, nonostante alcune parti "nervose" sel suo copione.
La mano del regista e' ben visibile nel tentativo di attualizzare l'interpretazione dell'opera, sia con espliciti e talvolta eccessivi riferimenti sessuali (comunque presenti sul testo originale), sia con il taglio dato al personaggio di Giulietta, si ragazza di infinita dolcezza e romanticismo, ma priva di quel languore e quella purezza originaria che ad esempio possiamo cogliere nel sempreverde cinematografico "Romeo e Giulietta" di Zeffirelli, con una incantevole interpretazione di Giulietta da parte di Olivia Hussey.
Nel complesso e' un opera compassata ma godibile, che dice quel che deve dire e lo dice bene, ma non chiede niente di piu' a se stessa, fatta per essere apprezzata da tutti, intento nel quale riesce egregiamente.

Tuesday, July 22, 2008

L'osceno amante


All'inizio non ci fai nemmeno caso. Lo vedi li in mezzo a tutti gli altri.
Poi un giorno, quasi per sbaglio, lo provi.
Lo metti in bocca con disinoltura e ti accorgi gia' dal primo morso di star provando qualcosa di diverso.
La sua consistenza e' piu' sostanziosa di quella dei suoi colleghi, per averlo ti chiede di essere morso ferocemente. Cosi i tuoi denti affondano. Passano il sottile strato di cioccolato, le noccioline, il caramello, lo strato biscottoso...
Prima il cioccolato si diffonde in tutta la bocca, lo fa con dolcezza, rilassandoti le papille gustative, preparandoti a quel che viene dopo, una sorta di petting gastonomico.
Poi e' la parte biscottosa che si fa sentire, morbida ma abbondante, accarezza la tua masticata, si espande tra le gengive, ti coccola nel gesto masticatorio e nel farlo sembra quasi mettersi in contatto mistico con i piu' reconditi centri del piacere insiti nel tuo cervello. E' quasi un brivido.
E poi c'e' il caramello. Ti avvolge per intero in un turbine di sensazioni dal quale sei travolto. E' dolce, decisamente troppo dolce, ma lo apprezzi comunque appieno grazie al sublime lavoro preparatorio realizzato dal cioccolato e dalla parte biscottosa. Ti darebbe fastidio se fosse da solo. Invece si presenta li, accompagnato e non si fa pregare nel maneggiare le tue pipille gustative come una consumata amante.
Tu lo lasci fare, lo lasci fare perche' ormai ha conquistato la tua fiducia e cosi lui continua e continua implacabile fino a quando non muore sul fondo della tua bocca, lasciado l'ultima traccia di se sulle tue estatiche papille risiedenti sul fondo della lingua.
E' una morte gloriosa ma dolorosa, come un sogno che sfugge alle prime luci dell'alba.
Ma quando pensi che tutto sia finito, riapri i tuoi occhi rapiti e ti accorgi che lui e' ancora li davanti a te. E ti chiede di dargli un altro morso, di amarlo ancora. E tu lo fai. Rapito. Non puoi resistergli.
E allora lo mangi. Ancora.
Ogni volta mi costi calorie e grasso superfluo, ma per te ci saro' sempre, mio dolce Snikers.
Pronto a farmi strangolare dai tuoi amplessi culinari.

Friday, July 18, 2008

Del leggere e dello scrivere

Un altro immorale estratto da "Cosi parlo' Zarathustra".

"Di tutto ciò che è scritto, io amo soltanto ciò che è stato scritto col sangue. Scrivi col tuo sangue, e ti accorgerai che il tuo sangue è spirito. Non è facile capire il sangue degli altri: io odio coloro che hanno il vizio di leggere.
Chi conosce che cosa è un lettore, non si sente più di far nulla per lui. Ancora un secolo di lettori, e lo spirito stesso sparirà dal mondo.
Che ognuno ormai possa imparare a leggere è un fatto che alla lunga ammorba non solo lo scrivere ma anche il pensare. -
Una volta lo spirito era Dio, poi divenne uomo, e ora non è ormai che plebe.
Chi scrive in sangue e in aforismi non vuole essere letto, ma appreso a memoria.
Nelle montagne, il sentiero più breve è da vetta a vetta: ma per percorrerlo è necessario avere lunghe gambe. Gli aforismi debbono essere vette: e coloro a cui essi vengono detti devono essere grandi e di alta statura.
L'aria sottile e pura, il pericolo prossimo, e lo spirito pieno di una gioconda malignità: questo è ciò che concorda bene insieme.
Voglio avere intorno a me dei coboldi, perché io sono coraggioso. Il coraggio che allontana i fantasmi si crea dei coboldi; è un coraggio che vuol ridere.
Il mio sentimento non va più d'accordò col vostro: questa nuvola che vedo sotto di me, questo nero e questa pesantezza di cui io rido; proprio questa è la vostra nuvola temporalesca.
Voi guardate in alto, quando tendete verso l'elevazione. E io guardo giù nel profondo, perché sono già esaltato.
Chi di voi può insieme ridere ed essere esaltato?
Chi sale sugli alti monti, ride sopra tutte le tragedie e tutte le tristizie seriose.
Occorre essere spensierati, violenti, ironici; così ci vuole la sapienza: essa è una femmina e ama sempre solo il guerriero.
Voi mi dite: 'La vita è dura da sopportare'. Ma perché avreste mai di mattina tanto orgoglio e a sera tanta dedizione?
La vita è dura da sopportare: ma non prendete arie da volermi intenerire! Tutti insieme siamo dei begli asini, maschi e femmine.
Che cosa abbiamo in comune con il bocciolo di rosa che comincia a tremare perché una goccia di rugiada vi si è posata sopra?
È vero: noi amiamo la vita, non perché siamo abituati alla vita, ma perché siamo abituati ad amare.
C'è sempre qualche pizzico di follia nell'amore. Ma c'è anche sempre qualche pizzico dl ragione nella follia.
Ed anche a me, che sono buono verso la vita, sembra che le farfalle e le bolle di sapone, e gli uomini ad esse simili, siano coloro che sanno meglio che cosa è la felicità.
Queste animule leggere, pazzerelle, graziose, mobili, svolazzano qua e là per curiosità; e ciò induce Zarathustra a commuoversi fino alle lacrime e al canto.
Per me io crederei solo ad un Dio che sapesse danzare.
Quando vidi il mio diavolo, scoprii che era serio, esauriente, profondo, solenne: era lo spirito della gravità, in virtù del quale cadono tutte le cose.
Non è con l'ira, ma con il riso che si uccide. Uccidiamo dunque lo spirito della gravità!
Ho imparato a camminare: da allora mi lascio andare. Ho imparato a volare: da allora non voglio più ricevere, spinte per muovermi.
Ora io sono leggero, ora io volo, ora io vedo sotto di me, ora danza un dio in me."
Così parlò Zarathustra.

Della via del creatore

Pubblico oggi uno degli estratti secondo me piu' significativi di tutta la filosofia Nietzscheana e della filosofia in generale...
Inconprensibile ai piu', eresia per altri, a mio modesto parere "Della via del creatore" da "Cosi parlo' Zarathustra" rappresenta una tappa inevitabile per chiunque si approcci alla conoscenza del mondo con occhi puri.


"Vuoi tu, fratello mio, ritirarti in solitudine? Vuoi tu cercare da te stesso la via? Indugia ancora un poco e ascoltami.
'Chi cerca, perde facilmente se stesso. Ogni isolamento è colpa': così parla la massa. E tu appartieni da lungo tempo alla massa.
La voce della massa risuonerà ancora in te. E quando tu dirai: 'Io non sono più una sola coscienza con voi', le tue parole risuoneranno come un lamento e un dolore.
Vedi, questo tuo dolore lo generò la coscienza una: e l'ultimo barlume di questa coscienza brilla ancora sulla tua malinconia.
Ma tu vuoi andare per la via della tua malinconia, che è la via verso te stesso? Mostrami dunque il tuo diritto e la tua forza.
Sei tu una nuova forza e un nuovo diritto? Un moto primario? Una ruota che gira da sé? Puoi anche forzare gli astri a fare perno intorno a te?
Ah, è tanta la cupidigia delle tue altitudini! Tanto lo spasimo degli ambiziosi! Dimostrami che non sei cupido e ambizioso!
Ah, vi sono tanti altri pensieri che non fanno niente più di un mantice: soffiano e rendono sempre più vuoti.
Tu ti dici libero? Voglio udire da te il tuo pensiero dominante e non che tu sei sfuggito da un giogo.
Sei poi tu tale, da avere il diritto di sfuggire al giogo? Vi sono taluni che gettano via la loro ultima opera, e con essa la loro servitù.
Libero da che cosa? Che importa ciò a Zarathustra! Chiaro me lo deve dire il tuo occhio: libero a che scopo?
Puoi tu dare a te stesso il tuo male e il tuo bene e appendere sopra te stesso la tua volontà come una legge? Puoi tu essere giudice di te stesso e vendicatore della tua legge?
È terribile l'essere solo con il giudice e il vendicatore della propria legge. Così è lanciato un astro nel desolato spazio e nel gelido alito della solitudine.
Oggi tu soffri ancora a causa dei molti, tu, l'uno: oggi tu hai ancora tutto il tuo coraggio e le tue speranze.
Ma un giorno l'isolamento ti renderà stanco, un giorno il tuo orgoglio ti piegherà e il tuo coraggio si sgretolerà. Allora tu griderai: 'Io sono solo!'
Un giorno tu non vedrai più la tua altezza e sentirai troppo vicino quanto in te è basso; la tua stessa sublimità ti farà paura come un fantasma. Allora tu griderai: 'Tutto è falso!'
Vi sono sentimenti che cercano di uccidere il solitario; se non vi riescono, sono condannati a morire! Ma tu sapresti essere un assassino?
Tu conosci bene, fratello mio, la parola 'disprezzo'. E l'angoscia della tua giustizia, del dover essere giusto verso coloro che ti disprezzano?
Tu costringi molti a mutare opinione nei tuoi riguardi; di ciò ti fanno gran carico. Tu sei giunto loro vicino, ma sei passato oltre: non te lo perdoneranno mai.
Sei passato oltre: ma quanto più tu sali in alto, tanto più piccolo l'occhio dell'invidia ti vede. Il trasvolatore è odiato più di tutti.
'Come volevate essere giusti con me!' tu devi dire. 'Io eleggo la vostra ingiustizia come la parte che mi spetta!'
Ingiustizia e sudiciume essi vomitano sul solitario: ma, fratello mio, se tu vuoi essere un astro, non devi per questo meno illuminarli!
E guardati poi dai buoni e dai giusti! Ben volentieri essi crocifiggono quelli che si trovano da se stessi le proprie virtù; odiano il solitario.
Guardati anche dal santo candore! Tutto ciò che non è ingenuo, gli appare profano; gioca anche volentieri con il fuoco, con i roghi.
E guardati altresì dagli attacchi del tuo amore! Troppo velocemente il solitario stende la mano a chi incontra.
A certi uomini tu non devi dare la mano, ma solo la zampa: e io voglio che la tua zampa abbia anche gli artigli.
Ma il peggior nemico che tu puoi incontrare, sei sempre tu stesso; tu stesso sei, che stai in agguato nelle caverne e nelle foreste.
Solitario, tu percorri la via verso te stesso! E la via passa davanti a te stesso, e ai tuoi sette demoni!
A te stesso sembrerai eretico e indovino e folle e scettico e profano e cattivo.
Tu devi essere pronto a bruciare nella tua stessa fiamma: come ti puoi rinnovare se prima non ritorni cenere?
Solitario, tu percorri la via del creatore: un dio tu vuoi crearti dai tuoi sette demoni!
Solitario, tu percorri la via dell'amante: tu ami te stesso e perciò ti disprezzi, come sanno disprezzare gli amanti.
L'amante vuole creare, perché disprezza! Che cosa sa dell'amore, chi non ha dovuto mai disprezzare ciò che amava!
Con il tuo amore e con la tua creazione vai verso il tuo isolamento, fratello mio; più tardi la giustizia ti verrà dietro zoppicando.
Con le mie lacrime vai verso il tuo isolamento, fratello mio. Io amo colui che vuole creare oltre se stesso e così perisce."
Così parlò Zarathustra.

Monday, July 14, 2008

Considerazioni contingenti sul libero arbitrio

Oggi diro' la mia su di un dibattito vecchio come il mondo: il libero arbitrio.
Esiste? Non esiste? Alcuni l'hanno altri no?
Innanzitutto puntualizziamo che per libero arbitrio si intedera' la facolta di decidere liberamente i casi della propria esistenza, senza che di fatto una qualsivoglia scelta risulti "gia' fatta" prima del proprio tempo.
Le persone spesse volte sono convinte di avere sempre una scelta, dicono "si", il libero arbitrio io l'ho, ma cosi non e'.
Quando noi andiamo ad effettuare una scelta con la nostra testa ci basiamo su una serie di parametri, questi in linea generale possono essere divisi in due categorie: i modelli e le passioni.

I modelli precostituiti (sociali e non), che fondamentalmente altri non sono che l'istanza di cio' che la nostra educazione e la societa' ha in noi. Spesso volte non siano coscienti di effettuare scelte secondo questi modelli perche' degli stessi siamo in un certo senso vittime, "vi viviamo dentro". SuperIo e SuperEgo della societa'. Difficili da mutare. Anche se si e' in grado di riconoscere i carattere spesse volte speculativo di tali modelli, di fatto non siamo quasi mai in grado di eluderli e questo perche' il cosi fare provoca in noi dei sensi di colpa e una sorta di consapevolezza (falsa o vera non importa) di aver preso la strada sbagliata. E' ovvio: siamo andati contro tutto e tutti.
Possiamo allenare noi stessi a guardarci "un po' piu' da fuori" ma non possiamo sottrarci a questo schema, se non altro perche' le modalita' di tale sottrarsi andrebbero ad istanziare nuovi schemi e nuovi modelli dei quali essere schiavi.
La cosa migliore che possiamo fare e' guardarci vivere.

Le passioni costrituiscono il secondo, ma non meno importante, fattore sulla quale viene effettuata una qualsiasi scelta. Molto spesso per passioni intendiamo "passioni tra le persone" ed in effetti molto spesso e' cosi. Ma comunque e' bene non dimenticare anche altre passioni che muovono l'uomo, quali sono il desiderio di potere e di autoaccrescimento.
Della passioni non siamo quasi mai coscienti se non di quelle piu' evidenti e dolorosamente tangibili nelle nostre micropaotologie del quotidiano. Sono filtrate dalla razionalita', dal superIo, dal superEgo della societa', ma di fatto, nonostante risiedano cosi in profondita' sono determinanti di fronte ad una scelta. Che lo si voglia o no. Frequentemente quando noi abbiamo l'impressione di negarci razionalmente una passione altri non stiamo facendo che soffocandola a favore di un altra, ma per legittimare ai nostri occhio questo omicidio abbiamo bisogno di sentire che la nostra parte razionale ci da ragione. Chissa', forse questo non e' il protocollo assoluto ma solo un residuo illuministico della nostra post-illuministica societa'.

Le cose si complicano non poso se poi notiamo il carattere del tutto transitorio e dei modelli e delle passioni. I nostri modelli mentali sono quasi esclusivamente legati all'epoca storica in cui viviamo, nonostante siano legati alla nostra buona coscienza non costituiscono un criterio di verita' (Nietzsche docet) a causa del loro evidente carattere transitorio. Sono frutto di fattori ambientali del tutto contingenti.
Le passioni, essendo legate imprescindibilmente alla natura umana, non hanno il carattere transitorio dei modelli ma sono comunque egualmente mutevoli. Frutto di umori e sensazioni che il mondo ci fa arrivare e per questo in continua mutazione: le passioni di per loro natura non possono costituire un qualcosa di assoluto con il quale prendere una scelta.

Quindi il libero arbitrio non l'abbiamo. Quantomeno per le cose che contano. Possiamo decidere le briciole e siamo bravi ad accontentarci.
Ma se non siamo essere liberi cosa siamo?!
Dopotutto se non abbiamo la liberta' di fatto non esistiamo se non come riflesso di un esser altro?!
Noi siamo volonta'.
Volonta' di vivere. Volonta' di credere. Volonta di continuare.
Quanto siamo disposti a tenere duro sulle nostre convinzioni?
Quanto siamo disposti ad essere coerenti con noi stessi?
Quanto siamo disposti a soffrire per non crollarci?
Queste sono le domande non dette e non pensate che regolano spesso il nostro modus vivendi.
Questo noi siamo: volonta' di soffrire ancora. E di qui uno dei caratter efondamentali della filosofia Kirkegaardiana: angoscia del vivere. Tutto e' un aut aut e non abbiamo mai abbastanza elementi per sapere quale scelta e corretta.

Questo e' un estratto del mio pensiero contingente postmoderno.
Non ci resta che cogliere il carattere ironico e beffardo della nostra esistenza e guardarci vivere come barche alla deriva.
E goderci la vita come viene, giorno per giorno.

Wednesday, July 09, 2008

Ti credi felice?

Questo post non ha nulla a che vedere con niente di terreno. E' stato scritto in un momento di contingente insopportabile angoscia.
E' stato scritto per non dimenticare.
E' stato scritto per difendersi da questa schifosa, subdola, bastarda e immonda societa' che converte i suoi adepti all'aridita' dando loro l'impressione di essere felici. Forzandogli il sorriso. Lavandogli il cervello.
Io non sono cosi. E non voglio piegarmi.

Io odio il fatto che nonostante l'immensita' e la grandiosita' dell'animo umano, sia necessario prodursi in lavori svilenti e frustranti per guadagnarsi il pane.

Io odio il fatto che la mi si costringa a desiderare un sacco di fottutissimi orpelli della societa' moderna solo per sentirmi adeguato.

Io odio il fatto che il mondo vada a 100 all'ora verso un progresso smisurato e nel farlo sacrifichi l'anima della persone. Dove stiamo andano? Verso cosa? Che senso ha il progresso il suo perseguimento costa all'umanita' frustrazione, se milioni se non miliardi di persone escono di casa la mattina e tornano la sera stanchi e sfiniti, convinti di aver venduto il loro tempo in qualcosa che non li gratifica. I soldi?! Ah gia', ci sono sempre i soldi.
Dimenticavo che con 4000 euro al mese la gente di buon grado dimentica di star vivendo postuma, di non avere una vita propria, di essere il proprio lavoro, di non avere niente dentro, di non veder crescere degnamente i propri figli, di non riuscire ad amare come di comanda una sola schifosa persona, di essere uno schiavo di un gigantesco meccanismo che non riesce a capire.
Svegliamoci.
Un volta i tiranni ci mettevano in catene o ci ammaestravano con il bastone. Poi ci sono state le rivoluzioni. E' stato provato che era possibile ribellarsi.
Cosi la tirannia si e' evoluta.
Non controlla piu' i nostri corpi, ma le nostre menti.
Ci fa crescere, ci ammalia, ci fa credere che quella e' vita': lavorare piu' ore al giorno, avere una supervillazza, una fuoriserie fiammante, potere e sesso facile annesso, dare un contributo al progresso tecnologico del mondo...
Andate a fanculo.
Questa e' la mia vita. Ne ho solo una e quando finisce non ne avro' un altra.
Il mio tempo e' prezioso come il mio sangue ed e' in vendita' solo nella misura in cui esso non venga violentato.
Io al mondo non devo niente e non me ne frega un cazzo di rompermi il culo nel costruire un mondo tecnologicamente piu' avanzato? Cosa avro' in cambio? Riconoscenza delle generazioni future, che ahiloro, sono condannate allo stesso destino? Dove la fine, dove lo scopo di questa infernale giostra?
L'umanita va avanti sempre piu' veloce ma il cuore degli uomini sta morendo.

Fermiamoci.
Non abbiamo bisogno di altri computer superveloci, non abbiamo bisogno di andare su Marte, non abbiamo bisogno di macchine volanti, non abbiamo bisogno ancora piu' energia per soddisfare futuribili bisogni.
Non siamo persone piu' felici con un navigatore nella nostra auto.
Non siamo persone piu' felici con un cellulare nella nostra mano.
Non siamo persone piu' felici se la nostra auto ha 50 cavalli in piu'
Non siamo persone piu' felici se la nostra TV ha una migliore risoluzione.

L'uomo tutte queste cose non le desidera. Egli desidera solo nutrirsi ed essere amato.
Facciamo che ci sia cibo per tutti.
Insegniamo ad amore il prossimo e non a programmare computer.
Insegniamo ad ascoltarsi dentro e non a giocare alla playstation.
Insegniamo a cogliere cio' che di buono c'e' nelle persone e non a risolvere sistemi di equazioni differenziali.
Insegniamoci la felicita', perche' la verita', cari miei, e' che nessuno e' felice. Talvolta abbiamo dei bei momenti, o dei bei periodi, ma nessuno e' davvero felice.
E' solo uno schivo frustrato che cerca amore per alleviare le sue pene.

L'uomo ha sete di conosce e non si puo' smettere di studiare?? Vero. Che si studi, che si insegni la matematica piu' complicata, ma che sia chiaro a tutti quali sono i veri valori, perche' ora come ora se ne sono andati a puttane alla grande.
Aboliamo le facolta' di economia e giurisprudenza cosi come oggi le intendiamo.

Io non mi convertiro' all'aridita' del mondo. Dovesse costarmi un buon stipendio. Dovesse costarmi fama e potere. Dovesse costarmi tutto io mi terro' stretto la mia anima, i miei idealismi, il mio mondo interiore, le mie opinioni, la mia voglia di credere che sono le idee che innalzano l'uomo e non un cellulare con piu' campo!
E se non avessi scelta ebbene quella non sarebbe per me piu' vita.
E vi lascerei.
Magari filosofo barbone, magari eremita solitario.
O mi lascerei.
Non sono sicuro di avere la forza di essere un SuperUomo, non perche' io non lo voglia, ma perche' la solitudine puo' diventare una tortura infinita..
E se cosi andra' considerato questo post un inno alla vita, un fiore nell'asfalto.
Uomo svegliati finche' sei in tempo.
Ricordati di sognare. Ricordati di amare.


Tuesday, July 01, 2008

Montagne russe

Via,
apro gli occhi,
respiro a pieni polmoni,
corro salto strillo e grido
sono il centro del mondo, sono vivo,
il mio ego si espande e disegna formeinarrivabili,
ora lor sono, bello e insuperabile, indistruttibile, superUomo.
Boom. Stop. Rewind. Riassunto delle puntate precedenti?
SuperChe ? Questo e' il mondo che amavo?
Respiro a fatica, sanguino dentro,
l' ego si fa microscopico
non salto e non corro
ma boccheggio,
non vivo.

vivo triste nella mia testa

[Sono le montagne russe]

[Non le puoi controllare]

[ ti siedi e aspetti solo che il giro finisca]

[cosa e' il domani?]

[Ha senso una qualsivoglio propria psicosintesi]

[certo che no, e' contraria ad ogni pragmatismo]

[spegne il fuoco]

Non c'e' ordine. Questo e' l'ordine.
Domani e' un altro giorno.