Accarezzando Vaniglia
Ti ho perso e non lo sapevo.
Ti ho perso senza nemmeno sapere di averti trovato.
Quanta calda nostalgia in quelle febbri d'amore ingenuo, veloci e violente, che ci coglievano quando condividevamo lo stesso tempo.
Tu eri troppo bella e questo era decisamente un problema per chi cerca un sentimento puro.
Io ero troppo puro e questo è decisamente un problema per chi cerca la felicità.
Quanto parole date al vento inconsapevolmente.
Quanto sogno senza nemmeno un briciolo di realtà, sogno figlio di un'ingenuità che ora considero insopportabile, fastidiosa, che solo la giovinezza ammette. Sogno figlio di un'esplorazione sentimentale che presenta il conto solo molto più tardi.
Ci sei stata? E' esistito quel tempo se non solo nella mia mente? Ero io quella persona?
Ti ho perso completamente e nonostante non ti abbia mai amato ho sempre fantasticato sul modo in cui avrei potuto perdermi nel nostro amore. Uno smarrimento breve e infinitamente profondo, un limbo dove onirico stordimento si confonde con beatitudine. Un posto dove perdere se stessi.
Ti ho perso, e con te una parte di me, del mio tempo, del mio mondo, della prova della mia esistenza.
Nessuno sa che ci sei. Nessuno sa che ci sei stata.
Sarai un pugnale di rimorsi piantato saldamente nel costato durante la vecchiaia.
Sarai l'idealizzazione di tutto ciò che avrei potuto essere.
Apparirai come una vestale pronta a farmi tornare bambino con un cenno della mano.
Nella mia testa resterai sempre bella e giovane, anno dopo anno, fino al punto che, non potrò negare a me stesso di aver in testa solamente un'icona, palesemente sbiadita ma che io continuo forzatamente a rinverdire, niente di più attinente col reale. O presunto tale.
Tu invecchierai e io non lo vedrò.
Scoprirai il gusto agrodolce della vita che passa e io non lo condividerò con te.
Morirai e io non me ne accorgerò.
Io non ti ho mai amato, per questo ho osato perderti senza batter ciglio.
Forse per provare a me stesso che mi sbagliavo.