Sunday, July 17, 2005

Vite nel buio

( I )

In una notte settebrina
ti vidi la prima volta
ammirandoti da nell' auto la cabina
scorgevo la tua gonna corta
e ignorando ogni etichetta di sorta
pensai subito: e' carina!

Nemmeno un nome avevi
e non faceva un gran scalpore
dato il lavoro che facevi,
tu vendevi amore,
un amore che rima con dolore,
lo scrutavo nelle tue movenze lievi..

"Dio bon che figa!"
"Che botta ghe daria!".
Tali frasi di rozza lega
uscivano da quelli cui ero in compagnia,
invece io ti sentivo gia' mia
ma di un bene che uno nega..

essi mai avrebbero veduto
cio' che io vedevo
cioe' un corpo profanato
che nello sconforto cerca solievo
ma io credevo, io sapevo
nell' animo era rimasto immacolato.


( II )

Sotto l' artificiale ombra di un distributore
il tuo prossimo stupratore a pagamento aspettavi,
passeggiando le gambe ben tornite esibivi
fin quando si avvicinava un ignaro violentatore
per te di lui bavoso sentivo gia' il fetore
ma tu eri forte: non piangevi!

I tuoi azzurri grandi occhi gridavano: aiuto
il cliente chiedeva invece solo sesso
ma per tale gente ogni silasciato e' perduto
e nel tuo mestiere non esiste compromesso
se non di nuovo il proprio corpo aver ceduto
vittima di un infame rudimentale amplesso..

in pieno inverno eravamo allora,
un notturno tagliente freddo imperversava
e quella gonna...di certo non copriva,
io provava e poi provava ancora
a sentire quel che la fuori si sentiva:
sempre gelo e solitudine, ad ogni ora..

piu' ti vedevo, piu' di guardavo dentro
vedendo una ragazza di eta' simile alla mia
e cio mi provocavo un tal sgomento
che subito dicevo: andiamo via.
Poi subito andavamo lasciandoti in balia
del tuo personale viscido tormento.


( III )

Accanto a te una collega esercitava cheta,
esperte e bionda, memore di molti inverni
sitanti che lei definirebbe forse eterni
ed infatti la vedevi bella ma appassita
ormai stanca e docile agli scherni
dei clienti tutti, dal vecchio all' appena in vita..

talvolta passavamo e invece tu non c' eri
e pur sapendo non volevo immaginare
dove invece eri
ti pensavo quindi nel tuo letto a dormire,
cosi come conviene a una ragazza a quelle ore,
che sogna e felice ricorda il proprio ieri..

il meraviglioso duemila d' occidente:
"Tu che sai fare?""Niente, ma ho voglia d' imparare!"
"E che diploma hai?""La quinta elementare!"
"Vai sul marciapiede, non sai fare niente!"
ed allora interverrei io prepotente
e al mondo urlerei: lasciale stare!

se avessi la bacchetta dal fatato tocco
(legalizzerei il sogno) ti cambierei la vita
e di ogni per te cosa farei balocco,
ti inviterei al ballo ben vestita,
m' intratterrei con te con moderazione ardita
e t' accompagnerei a casa prima dell' ultimo rintocco!

(IV)

Nel mio letto immaginavo te,
cogliendo una persona da salvare
poi pensavo a ciò che ci buono c' è
concludendo che tutto il mondo sa da salvare
e tu non resteresti che una goccia in un gran mare;
in ogni caso io non ho doti da Mosè

a tuo confronto mi sentivo fortunato
ma perdevo ogni speranza
vendendo uno splendido fiore del creato
senza petali, calpestato ed umiliato,
questa è la vera indecenza:
il mondo, e la sua indifferenza!

Ora è vuoto quel distributore
mancavi già da quella nuova primavera
passando non ti vedemmo più la sera
e nel mio petto esplose sordo un dolore,
quindi mi chiusi nella speranza fin troppo mera
che fosse giunto (finalmente) un ignoto salvatore.

E qui mi fermo, senza un lieto fine
come il vostro (nostro) mondo gente,
al giusto non piu' incline,
d'ipocrisia sommerso, retto da false rime;
in cerca di un nuovo credibile onnipotente,
colui che poteva tutto, ma ora non puo' niente.

(....)

Tuesday, July 12, 2005

Terra di Nessuno.

Pogiolo. Alzo lo sguardo. Rosso come il fuoco maestoso ma docile si mostra innanzi a me in tutto il suo abbagliante potere. Tramonto. E subito mi perdo nei miei pensieri. Quel piccolo pezzetto di giornata che separa il giorno dalla notte. Il fatto dall' ancora da fare. Il vero dai sogni. Crocevia per una dimensione onirica della quale ogni uomo ha bisogno. Terra di nessuno. Da una parte la realta' vera a cruda. Il presente. Dall' altra parte un realta tutta nuova. Migliore per forza. Il futuro. Proprio un terra di nessuno. Vedo ora la sagoma scura e incerta di un uccello attraversare lo spettacolo. Chissa' se quell' insulso pennuto sa di star attraversando una terra di nessuno. Insomma dico io! Io sto qua, i miei sogni stanno la e tu con che autorita' vi passi in mezzo. L' uccellino si posa su un alberello. Prendo la mia carabina. Prendo la mira. Puff. Uccello eliminato. Dopotutto per i sogni qualche sacrificio bisogna pur farlo. Guarda invece quella lucertola come se ne sta li su quella pietra ad assaporare l' ultimo sole. Come me piu' o meno. Rispetto quella lucertola. Ehi, c'e' anche un gatto. Gnam. Il gatto ha preso in bocca la lucetola. Lucertola eliminata. Il gatto, non guardava il tramonto come la lucertola. Ma la lucertola era per lui il crocevia per un futuro migliore. Con meno fame. E quindi gnam. La lucertola mi stava simpatica ma rispetto quel gatto. Rispetto quel gatto ma se solo provasse ad entrare nella mia terra di nessuno la mia fida carabina avrebbe trovato una nuova ragione di esistere. E' curiso come il motivo di essere di qualcosa sia allo stesso tempo la causa del non essere di molte altre. La carabina esiste per non far esistere le cose a cui sparo. Ma e' giusto cosi. Il mondo di un uomo o di un gatto o di una lucertola e' tutto qui. Ci sei tu, il tuo futuro e la tua terra di nessuno. E guai a mettersi in mezzo. Mi volto e rientro in cucina. Eccoli li, ancora li per terra immobili in una pozanghera di sangue. Gli volevo bene. Ma non avevano capito questa storiella della terra di nessuno. E allora cribbio dico io, meritavano la morte. Bum Bum. Ciao Mamma. Ciao papa'. Un ostacolo in meno nella mia terra di nessuno. Quello che ho fatto non e' ne giusto ne sbagliato. E solo l' espressione di un opinione. Ma riconosco che loro a loro modo mi volevano bene. Questo e vero. E allora quel che e' giusto e' giusto. Prendo la carabina. Prendo la mira. Bum. Mi sparo nella gamba poco sopra il ginocchio. Adesso siamo pari giusto?? Ne esce pero di sangue. Un po' troppo forse. Scorre a fiotti rossi. Di un rosso piu' cupo del tramonto. Fa freddo ora. Era giusto il dolore, ma non merito la morte! Ho solo difeso il mio futuro, la mia terra di nessuno. Come il gatto. Come avrebbe voluto fare la lucertola. E invece fa sempre piu' freddo. Che inetto sono. Mi accascio cui a guardare la mia terra di nessuno. Che finisce. Il tramonto e' oramai quasi finito. Sono immobile, il mio sangue si mischia con quelo dei miei genitori. Forse per loro ero io il loro futuro, E cio che ho fatto ha violato la loro terra di nessuno. In questo caso forse meriterei questo. Non so. Io intanto me ne sto qui al freddo! Freddo.....freddo.....freddo....fred....ff.....! Puff!